Il progetto

Poche aree marine protette, troppi rifiuti: ll nostro pianeta blu è in sofferenza a causa nostra. Continuiamo a ignorarlo, lo maltrattiamo. Non basta essere più GREEN (meno emissioni in atmosfera, proteggere le foreste, avere uno stile di vita più verde…) e ignorare il BLU. Il 71% della superficie terrestre è ricoperto da mari e oceani, che rappresentano oltre il 90% dello spazio vitale del pianeta. Eppure meno del 10% degli oceani è davvero protetto e di questo solo il 3% è totalmente difeso. A causa della crisi climatica e del riscaldamento globale, dell’inquinamento e sovrasfruttamento delle sue risorse, il mare è arrivato così a un punto critico.

L’inquinamento ambientale deriva anche dalla dispersione in mare, diretta o indiretta, dei rifiuti umani che, pur consapevole dei danni che sta provocando all’ecosistema, continua a sversarli senza rispetto. Ovviamente il metodo migliore per evitare l’inquinamento da rifiuti sarebbe quello di non produrli ma, visto che ciò non è possibile dal momento che ogni processo produttivo sia a livello industriale che domestico ne crea, bisognerebbe imparare a utilizzare materiali biodegradabili e sistemi di produzione meno impattanti.

Un modo efficace che ogni cittadino dovrebbe adottare per limitare tale inquinamento difendendo così il nostro mare è quello, non solo di non gettare i rifiuti in mare, ma anche di non abbandonarli sulla terraferma: i venti dominanti nel nostro territorio, bora e scirocco, convogliano in mare il materiale abbandonato a terra.

Durante un monitoraggio durato qualche mese effettuato nell’ambito di una tesi di laurea dell’Università degli Studi di Trieste si è potuto osservare che i volumi dei materiali raccolti dal SEABIN, il “cestino del mare” ubicato nella sede a mare della Lega Navale Italiana, variavano a seconda delle diverse condizioni meteo mareografiche.

ZOOMARE ha la finalità di sensibilizzare i cittadini sulla problematica dell’inquinamento marino e quanto sia urgente la sua risoluzione.

I dati raccolti saranno analizzati dalle ricercatrici ed i ricercatori del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste. Tutte le foto saranno catalogate e correlate con la velocità media dei venti, le correnti, le maree e le eventuali precipitazioni riferite al giorno e all’ora di raccolta.

 I risultati saranno pubblicati alla fine del periodo di monitoraggio.

The PHERECLOS project aims at creating new partnerships for pathways to higher education and science engagement in regional clusters of open schooling.

Phereclos has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme under grant agreement No 824630.

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